Come in Germania? Anche no

Voglio spendere due righe sul dibattito relativo al finanziamento ai partiti. In particolare vorrei fare pubblicamente outing dichiarandomi apertamente in favore dell’abolizione completa del finanziamento pubblico.

Innanzitutto, il finanziamento pubblico ai partiti non è di per sé un male. Al contrario può mettere in moto meccanismi addirittura virtuosi. In Germania i partiti ricevono decisamente più soldi che in Italia senza per questo perdere legittimità tra la popolazione. I partiti sono dotati di fondazioni (suggerisco un giro sui siti della Friedrich Ebert Stiftung della SPD per capire di cosa si tratta) che promuovono ricerca accademica vera, borse di studio e quant’altro. Per dire, a Brighton ho incontrato un paio di ragazzi tedeschi che hanno una borsa significativa della fondazione Rosa Luxembourg, che pur essendo emanazione della piccola Linke distribuisce credo più di un centinaio di borse per fare master all’estero. Tra l’altro anche master molto teorici senza evidenti collegamenti con l’attività di un partito.

Fondazioni vere per sostenere un attività accademica vera aumentano certamente la legittimità popolare dei partiti. Può quindi essere questa la soluzione? In un mondo ideale forse si, ma con partiti delegittimati come i nostri questa soluzione non sembra praticabile. Chi crederebbe ancora a questi partiti se essi dicessero ora: abbiamo scherzato per vent’anni ma da domani cominciamo a spendere i soldi in modo diverso e virtuoso.

Sul finanziamento privato, al contrario, vengono comunemente fatte un paio di obiezioni ossia che esso  favorirebbe il ruolo delle lobbies e, in alternativa, consentirebbe di far politica solamente ai ricchi. Sul ruolo delle lobbies e gruppi di potere ci sarebbe molto da dire ma basti ricordare come il finanziamento pubblico non ne escluda affatto l’operato (l’ILVA e Riva ce li ricordiamo tutti). Al contrario, se le lobbies finanziassero direttamente i partiti invece di attività connesse a oscure fondazioni riconducibili ai leader politici ne guadagnerebbe la chiarezza di fronte ai cittadini che potrebbero sempre sapere da chi è finanziato il partito votato, eventualmente tirandone le conclusioni.

Il finanziamento privato non produce poi automaticamente che possano fare politica solo i ricchi. Magari i partiti sarebbero costretti ad assumere fund raiser e comunicatori bravi al posto dei paracarri che si ritrovano. Ma questo mi pare tutt’altro che un problema. Alla fine, ricordiamolo, i partiti sono una rappresentanza della società. Se essi non trovano modo di ottenere fondi dalla società che dovrebbero rappresentare siamo proprio sicuri che il problema sia il finanziamento privato o piuttosto il fatto che i partiti attuali non rappresentano nessuno.

Insomma, potrà non essere la soluzioni idealmente preferibile ma in una situazione come quella italiana non vedo alcuna alternativa alla completa abolizione del finanziamento pubblico. I partiti cambino le proprie strutture prima ancora degli uomini, si ricreino una legittimità dopodiché si potrà (forse) tornare a parlare di finanziamento pubblico.

4 pensieri su “Come in Germania? Anche no

  1. Io non sono d’accordo principalmente per i seguenti motivi.
    1. Non ho dubbi che vi siano Stati europei in cui i partiti spendono i soldi meglio rispetto a noi. Tuttavia la soluzione dovrebbe essere quella di introdurre dei meccanismi di trasparenza e che premino determinati investimenti. Staccare semplicemente la spina, non porterà i partiti a spendere i soldi meglio, ma solo (forse) a spenderne meno.
    2. Per quanto riguarda le lobbies, il fatto che i partiti ne ricevano tutt’ora dei soldi, non significa che tagliare il finanaziamento pubblico non cambierebbe nulla. Significa solo che i soldi delle lobbies farebbero ancor di più la parte del leone nelle entrate, rendendoli più dipendenti da esse.
    3. Il sapere chi prende soldi dall’industria del petrolio, non ci renderebbe un paese più democratico. Primo, perchè probabilmente la maggior parte delle persone continuerebbe ad ignorare la cosa, per semplice disinteresse verso l’argomento. Secondo, perchè ritrovarmi a dover scegliere tra chi prende soldi dal tabacco e chi dalle armi, non mi tirerebbe di tanto su il morale.
    4. Non direi che la nostra società si senta poco rappresentata dalle formazioni politiche in gioco. Perlomeno rispetto alla Germania, che indichi come esempio di sistema visrtuoso e meritevole di finanziamenti pubblici. Se andiamo a vedere l’affluenza alle urne, infatti noi passiamo da un 83,6% nel 2006, a un 80,5 nel 2008, a un 75,8 nel 2013 (www.interno.gov.it/). I tedeschi passano da un 77,7% nel 2005, a un 72,5 nel 2009, facendo toccare il record negativo di affluenza alle urne dal dopoguerra. Vedremo come andrà quest’anno, ma dubito che sarà molto diverso dal nostro dato.

  2. I problemi dei partiti e delle relazioni con lobbies etc, ci porterebbero in discorsi infiniti e che, molto probabilmente, ci porterebbero ben oltre la questione del finanziamento pubblico/privato. Sull’ultimo punto però voglio spendere due parole. La legittimità dei partiti non la misurerei soltanto in termini di partecipazione elettorale alle elezioni politiche. Citavo la Germania perché una cosa semplice come finanziare (tante) borse di studio per master all’estero aumenta la sensazione che i partiti non siano delle strutture autoreferenziali ma con una connessione con la realtà. E non basta stabilire delle regole statutarie, aumentare la trasparenza per essere percepiti come legittimi. Da noi, inutile girarci tanto intorno, questa sensazione non c’è. Inoltre, può piacere o meno, ma sul mantenimento di una certa percentuale di votanti ha influito moltissimo l’effetto novità/freschezza del M5S. Giochini e giochetti sul tema del finanziamento pubblico non sarebbero capiti da nessuno (me compreso!) e finirebbero solamente per aumentare lo scollamento tra la gente e i partiti. Per questo motivo dico che non si scappa da un’abolizione vera e totale. Un gesto in sintonia col paese sarebbe un primo passo sensato

  3. Sono d’accordo con te, Gallo, che la questione delle lobbies sia complicata e vada ben al di là del tema del finanziamento dei partiti. Non per questo però possiamo semplicemente ignorarla, a me sembra un tema piuttosto centrale parlando di finanziamenti pubblici o privati visto probabilmente sarebbero tra i maggiori finanziatori, come succede negli USA.
    E sono pure d’accordo con te che l’affluenza alle urne non sia una fotografia perfetta del livello di aderenza tra partiti e società, però credo ne sia un indicatore importante, da non snobbare. Un indicatore, che nel nostro caso non mi sembra così influenzato dal M5S, ho preso apposta i dati dal 2005, quando Grillo ancora non era nemmeno candidato. Si può dire che in Europa i partiti stanno perdendo contatto con la società, ma non direi che in italia questa tendenza sia molto più percepita rispetto alla media degli altri paesi europei, che continuano ad attuare una forma di finanziamento pubblico.
    Ora, come dici tu, l’abolizione dei finanziamenti pubblici sarebbe un gesto apprezzato da molti e potrebbe contribuire a rallentare questo distacco progressivo. Però non trovo che sia una ragione sufficiente. Già più di una volta in passato, in tempi di crisi (non solo economica), si è ritenuto di utilizzare meccanismi necessari alla vita democratica di un paese come capro epiatorio, causa di immobilismo politico/sprechi di denaro pubblico/crisi dell’unità nazionale ecc. E in quei momenti non sempre ascoltare la pancia del paese ha portato a risultati esaltanti.

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